Il 25 marzo si è celebrato il Dantedì, la prima giornata nazionale dedicata al sommo poeta Dante Alighieri.
Forse non tutti sanno che una parte del parco storico di #villaduchessadigalliera è proprio ispirata alla Divina Commedia. L’architetto Carlo Barabino, nel “nuovo bosco all’inglese” costruito nel 1814, immaginò di far piombare il visitatore in una selva oscura fatta di ippocastani e tigli. Si raggiungeva un labirinto dove l’anima si sarebbe sentita smarrita, sino al vostro arrivo presso un arco-portale. Avreste scorto una lonza (o un leone, come dicono i voltresi) in procinto di aggredirvi. Varcata la soglia dell’arco, magari impauriti dalla lonza, vi sareste voltati per tornare indietro, vedendo però che, al posto del marmo, ci sono solo mattoni e rovine. Vi conviene fuggire dalla lonza! Siete entrati negli Inferi! Scappando, in una salita tortuosa come solo l’espiazione dei peccati può essere, avreste visto l’Urna cineraria dedicata a Dante Alighieri e a Gabriello Chiabrera. Avreste proseguito ancora sino al limitare della selva oscura, dove, dopo la cortina di alberi, si schiude l’immensa e soleggiata area prativa dove oggi sono i daini. In cima alla collina (il Purgatorio) avreste così scorto il campanile del Santuario delle Grazie, fatto rialzare appositamente affinchè si vedesse appena usciti dal bosco. Un punto di riferimento simbolico che doveva elevare l’anima del visitatore sino a condurlo nella casa di Dio.
Oggi soprattutto la prima parte del percorso non è visitabile. E, anzi, ci vorrebbero dei progetti di restauro per far riconferire, alla Valletta del Leone, questo messaggio spirituale e letterario. La lonza (o leone) è stata ritrovata… magari prima o poi sarà ricollocata al suo posto.